JOHN

Questa pagina riporta la testimonianza di John, un fan di vecchia data del gruppo, che in una email a LesROCKETS.com ha raccontato, in modo appassionato ed in prima persona, quanto avvenne a Milano in una lontana serata di autunno del 1978.

Un sentito ringraziamento va a lui per il racconto molto intimo e per la sentita partecipazione nell'esposizione.

Il biglietto del concerto al palalido - © LesROCKETS.com

Il biglietto del concerto al palalido
© LesROCKETS.com

Mercoledì 25 novembre 1978, Palalido, Milano.

Prima del concerto, ricordo, c'era una bella atmosfera.
Il Palalido gremito di gente, e il palco, fantascientifico, in attesa di essere animato dai musicisti.
Una batteria al centro, e tutte le postazioni bene ordinate in mezzo (batteria, voce) e ai lati (chitarre, tastiere).

Il display della strumentazione aveva un non so chè di affascinante e di magico.
Persino il mixer ci sembrava più grande di quanto avessimo mai visto.

Io avevo 15 anni.
Sapevo poco degli 'autonomi' e delle rivendicazioni sulla 'musica gratis'.

Sta di fatto che io, il mio amico Fabrizio e suo fratello Giovanni (con la mamma), ci mettemmo sul secondo anello dietro ad una cancellata a destra del palco.

'Questo è un posto de' fero', dissi.
'Da qui, non entra nessuno!'

Non fui profeta in patria.

Conoscevo tutto dei ROCKETS.
Adoravo Apache, Ballade sur mars, Future woman, e persino l'eterna Genese future.
Per non parlare del loro nuovo album On the road again, senza nessuna esclusione.
E' pur vero che della title-track preferivo la versione dei Canned Heat ...
ma quella è un'altra storia ...

L'atmosfera, ripeto, era magica.

Ad un tratto le luci della sala si abbassarono.
Il palco cominciò a sputare fumi intensi, tingendosi di grigio e di verde.

Arrivò il cantante che prese posizione, impugnando due barre luminose verdi e portandole ritmicamente sopra la testa.
In mezzo ci passava il più grande raggio laser mai visto in un concerto.

Fu un momento epico.
Mai e poi mai si era visto qualcosa di simile.
Oggi ho 40 anni, ma se penso ad allora, mi trema ancora il cuore.

Eravamo lì tutti allibiti, che i ragazzi attaccarono Venus Rapsody.

Una bomba.

Di colpo, i fumi bianchi si diradarono, svelando tutti i musicisti con i loro buffi strumenti e le loro maschere d'argento.
Il suono era di una qualità inaudita.

Mi ricordo di una chitarra a stella, e un'altra, ancora più bizzarra, che richiamava lontanamente una svastica.

Dicono che fosse quello il motivo della contestazione che di lì a poco sarebbe divampata con una certa violenza:
'i ROCKETS erano nazisti, e costavano troppo (3000 lire!)'
... ma erano altri tempi ...

Tuttavia, quella mezz'ora abbondante di concerto, fu quanto di più avveniristico si potesse vedere allora sui palchi d'Europa.

Certo, la 'batteria filtrata' e l'uso indiscriminato del 'vocoder' non rappresentavano una novità, ma l'uso contestuale che i ROCKETS ne facevano, rendeva lo spettacolo di un impatto unico e ... perché no ... profondamente affascinante.

Probabilmente, i ROCKETS, autografarono per primi una nuova era.
Loro erano sinceri ... ma altri, non lo furono affatto, e crearono confusione ...
... ai posteri l'ardua sentenza.

Dopo una quarantina di minuti di concerto, la famosa cancellata alle mie spalle cedette di schianto sotto la spinta di un centinaio di ragazzi.
Altro che 'posizione 'de fero' ...

Fu una baraonda indescrivibile: i ragazzi che avevano sfondato cominciarono una ressa micidiale in tribuna, per poi inondare il palco di bastoni, pietre, e quant'altro fosse possibile scagliare.

I ROCKETS non resistettero molto.
La leggenda vuole che il laser fu seriamente danneggiato.

Il nostro piccolo Giovanni, di 10 anni, venne risucchiato da una mischia incredibile e il nostro primo pensiero fu di recuperarlo.
Quando riuscimmo a ricompattarci e a recuperare il nostro fratellino, eravamo in mezzo ad un marasma di autonomi, celerini, botte, e diverse risse isolate qua e là.
Meno male che la Polizia non fece uso di lacrimogeni.
Al chiuso, sarebbe stata una strage.

In meno di 10 minuti, eravamo proprio sotto il palco deserto (eravamo scappati in quella direzione) che assomigliava ad una città bombardata ... poveri noi ... e poveri ROCKETS ...

... erano altri tempi...
... l'immaginazione era al primo posto, e forse contestare gli artisti da 'mainstream' era giusto ... per allora . . .

. . . ma a me pianse un po' il cuore . . .

I ROCKETS mi piacevano,
e molte delle cose che erano successe non le capivo.

. . . le avrei capite più tardi . . .
. . . ma allora, ripeto . . . era giusto così . . .

Non avremmo potuto crescere senza mettere in discussione ogni stimolo.

. . .

L'anno dopo, o due, rividi i ROCKETS al Teatro Lirico di Milano, e fu la stessa solfa, se non peggio.

E quella volta mi spaventai davvero, perché ero sotto il palco quando si sviluppò un grosso corto circuito dovuto all'acqua gettata sul palco.
Fortunatamente rimasi incolume, come del resto tutto il gruppo ...

. . .

      Sur la route toujours

John