IRISH

In questa pagina raccontiamo chi è Irish, personaggio misterioso che abbiamo cercato per diverso tempo.
Prima di presentarne la biografia e di raccontare come la sua storia sia venuta in contatto con quella dei ROCKETS, ci permettiamo di fare una lieve digressione, che riteniamo però interessante, in quanto consente di contestualizzare da dove è partita la nostra indagine e permette di fare un po' di luce sui 'roadies', figure fondamentali nel mondo dello spettacolo, ma probabilmente sconosciute, o meglio, ignorate, dai più.

Con il termine gergale 'roadies', che deriva dalla parola inglese 'road' (strada), viene generalmente indicata la troupe di tecnici ('road staff' o 'road crew') che lavora e vive a stretto contatto con un artista, quando quest'ultimo decide di portare la sua arte 'dal vivo', a diretto contatto con il pubblico. Per un musicista o per una band i roadies diventano indispensabili nella realizzazione e gestione di un tour, in quanto si occupano di tutte quelle attività necessarie alla predisposizione e conduzione di un concerto, eccetto, ovviamente, l'esecuzione della performance vera e propria.

I roadies raramente ottengono un riconoscimento 'ufficiale' del lavoro svolto, ma alcuni musicisti si fanno carico di ringraziare i propri collaboratori nelle note di copertina dei lavori pubblicati, in modo particolare in quelli che ripropongono eventuali esibizioni registrate dal vivo.

A questa consuetudine non si sono sottratti i ROCKETS, che proprio nel connubio tra musica, immagine ed impatto degli spettacoli live, al lavoro di tanti roadies devono una parte della loro fortuna; sul retro copertina dell'album "Live" pubblicato nel 1980, in cui è riproposto il meglio dei brani eseguiti dal vivo l'anno precedente, i ROCKETS ringraziano lo staff che per l'occasione li aveva seguiti 'on the road'.

E proprio da quella nota è partita la nostra difficile ricerca di Irish, che mancava all'appello dei tecnici già rintracciati (per alcuni dei quali abbiamo realizzato pagine dedicate nella sezione 'I tecnici' del sito). Tale indagine, che partiva da un semplice soprannome in quanto nessuno degli amici e collaboratori dell'epoca conosceva le sue esatte generalità, si è però conclusa con successo.

Ecco Irish.

Irish indossa parte del costume di Christian nel backstage dei ROCKETS nel 1979 - © LesROCKETS.com

Irish indossa parte del costume di Christian nel backstage dei ROCKETS nel 1979
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I ROCKETS al Marabù nel 1978, locale in cui Irish ha lavorato come light jockey - Photo by A. D'Andrea - © LesROCKETS.com

I ROCKETS al Marabù nel 1978, locale in cui Irish ha lavorato come light jockey - Photo by A. D'Andrea
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Maurizio, conosciuto nell'ambiente come Irish, nasce a Rovigo nel 1952.

A 5 anni si trasferisce assieme alla sua famiglia nella provincia di Reggio Emilia e a soli tredici anni lascia la sua casa e migra a Pisa dove inizia a lavorare come aiuto chef al ristorante Giardino Emiliano. In quegli anni Irish frequenta molte discoteche della zona, punti di incontro di tanti giovani, quali: il Cavalluccio Marino, il Piper, La Capannina.
Proprio in questi noti locali comincia ad assistere a concerti di gruppi italiani che in quel momento stanno vivendo il loro momento d'oro: Camaleonti, Dik Dik, Equipe 84, The Rokes (ndr. non si tratta di un errore di digitazione, ma del gruppo musicale inglese che ha raggiunto la notorietà in Italia vendendo oltre 5 milioni di dischi, capitanato da Shel Shapiro che in quegli anni spopolava con canzoni di genere beat).

Siamo alla fine degli anni sessanta e proprio al termine di un concerto dei The Rokes, Irish avvicina i componenti del gruppo offrendosi, con esito positivo, come aiutante per il carico e lo scarico degli strumenti per il loro tour; Irish è affascinato dal mondo della musica e soprattutto ama viaggiare per l'Italia.
Dopo l'esperienza con i The Rokes, Irish si unisce, sempre come roadie, al gruppo emiliano dei Tic Tac Group del quale fa parte il cantante Lauro Rossi, con il quale, oltre all'aiuto del trasporto del materiale, comincia a dare il suo contributo alle luci. Nei primi anni settanta è con i 49 per cento, band italiana nata dalle ceneri del Tic Tac Group, del quale fanno parte, oltre al citato Lauro Rossi, anche alcuni musicisti del cantautore Andrea Mingardi con il quale Irish lavorerà subito dopo.

L'esperienza al seguito di Andrea Mingardi lo porta ad ampliare le proprie competenze nel mondo dei 'service musicali', che nella seconda metà degli anni settanta in Italia cominciavano a divenire delle vere e proprie agenzie di spettacolo in supporto agli artisti.

Nel 1977 Irish è tra i protagonisti dell'inaugurazione di una delle discoteche più grandi d'Europa, il Marabù di Reggio Emilia, dove, grazie alle conoscenze acquisite nel campo delle luci, vi lavora in un nuovo ruolo che prende piede proprio in quegli anni, cioè in qualità di light jockey.
La figura di light jockey, il cui termine deriva da disc jockey, indica appunto l'arte di sapere gestire e 'giocare' con le luci, uno degli ulteriori elementi di successo delle serate. Ovviamente un light jockey non solo deve essere esperto della tecnologia degli impianti di illuminazione, ma deve dimostrare allo stesso tempo una buona conoscenza dei brani che saranno suonati dal disc jockey ed avere talento ed originalità nel combinare i colori ed i movimenti dell'impianto luci ai ritmi ed ai passaggi peculiari di ciascun brano.

I ROCKETS al Marabù nel 1978 - Photo by A. D'Andrea - © LesROCKETS.com

I ROCKETS al Marabù nel 1978 - Photo by A. D'Andrea
© LesROCKETS.com

Le note di copertina dell'album

Le note di copertina dell'album "Live" dei ROCKETS dove è citato Irish
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Con alle spalle le esperienze maturate come roadie e come light jockey, nel 1978 Irish entra così a far parte dello staff dei ROCKETS con i quali lavorerà nel corso dell'intero tour di On The road again del 1978 ed in parte in quello di Plasteroid dell'anno successivo.

Dopo una breve parentesi al seguito di Claudio Baglioni, nel 1980 Irish torna al Marabù, dove continuerà ad occuparsi delle luci, alternandosi con il lavoro di roadie al seguito di artisti come Lucio Dalla, Antonello Venditti e Francesco De Gregori.

Oggi Irish ha abbandonato il mondo dei service e delle luci e si occupa di altre attività.

Chi ha lavorato con lui, oltre a ricordarne la spontaneità, simpatia e laboriosità, ci ha segnalato "che è sempre stato un ragazzo con un cuore grande come una casa" e benché si chiamasse Maurizio, per tutti era "Irish e basta!".

Irish ci ha anche svelato il motivo del suo soprannome, con il quale viene ancora chiamato oggi. Dopo essere ritornato nella sua provincia d'origine, a 19 anni, trova un impiego presso un piccola fabbrica locale; è il periodo in cui i New Trolls spopolano con la canzone Signore io sono Irish, che per Maurizio diventa un vero tormentone tanto da fischiettarla sul posto di lavoro per intere giornate.
Questo spinge, un giorno, il suo datore di lavoro, ormai assuefatto, a richiamarlo gridandogli in dialetto emiliano: 'basta con cla canzon!'. Da quel momento, grazie anche alla divertente scena alla quale hanno assistito altri suoi colleghi presenti, Maurizio è diventato per tutti e per sempre Irish!